24/01/2018 - Conferenze di Luca Silingardi e Graziella Martinelli Braglia

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24/01/2018 - Conferenze di Luca Silingardi e Graziella Martinelli Braglia

24 gennaio 2018 ore 16,00

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SEZIONE DI STORIA LETTERE E ARTI

Sala dei Presidenti


Luca Silingardi

Bartolomeo Schedoni interprete di Nicolò dell’Abate: un inedito Suonatore d’arpa dalle Beccherie di Modena

Il recente ritrovamento, in una collezione privata milanese, di un inedito Suonatore d’arpa attribuito da chi scrive a Bartolomeo Schedoni (1578-1615), databile tra il 1604 e il 1607, personale trascrizione, nella nitida ripartizione tra luce e ombra ammorbidita da una sensibilità correggesca che trapela nelle mobilissime e materiche pennellate, di uno dei concertisti dipinti da Nicolò dell’Abate (1509?-1571) nel fregio delle Beccherie di Modena tra il 1537 e il 1538, offre lo spunto per una riflessione sul rapporto instaurato dal più giovane dei due artisti modenesi col maestro di Fontainebleau, ai suoi esordi in città nel fortunato soggetto, più volte replicato anche da altri autori, prima dello “strappo” operato dal restauratore Giovanni Rizzoli nel 1845.



Graziella Martinelli Braglia

Un ritrovato dipinto di Sante Peranda: il Ritratto di Giulia d'Este del 1621

Nello straordinario patrimonio d'immagini della Fototeca Federico Zeri di Bologna, una fotografia che il grande storico dell'arte catalogava come Ritratto di gentildonna, dubitativamente assegnato al veneziano Sante Peranda (1566-1638) - nel 1968 presso l'antiquario O. Klein di New York - è ora riconosciuta da chi scrive come riproduzione del Ritratto di Giulia d'Este, figlia del duca Cesare, opera che il pittore di Alessandro I Pico, spesso ceduto alla corte di Modena, dipinse nel 1621; questo sulla base dei riferimenti stilistici e dei riscontri fisionomici con il ritratto di Giulia che Peranda aveva eseguito nel 1609 per la quadreria dei Pico, ora nel Palazzo Ducale di Mantova. Commissionato dal cardinale Alessandro d'Este, zio della principessa a cui lo legava un affetto particolare, ammirato dai contemporanei e celebrato dal poeta di corte Fulvio Testi, il dipinto trova puntualissimi riscontri documentari, consentendo così di ricostruirne la vicenda collezionistica. Dunque, una nuova tessera nell'attività emiliana di Peranda, che ne testimonia l'evoluzione, passando attraverso la ritrattistica "internazionale" dei fiamminghi, dalla tarda maniera veneziana alle aperture sul naturalismo bolognese, verso una resa più aderente all'umanità del personaggio raffigurato.

La S.V. è invitata

il Presidente della Sezione
prof.ssa Licia Beggi Miani

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