27 maggio 2015 ore 15.30
SEZIONE DI STORIA, LETTERE E ARTI
Sala dei Presidenti
Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
Corso Vittorio Emanuele 59, Modena
Le Scuderie Ducali di Modena e l'intervento di Bartolomeo Avanzini
Graziella Martinelli Braglia
Quella delle Scuderie ducali fu sempre questione di non scarsa importanza, anche se trascurata dalla pur ponderosa e approfondita storiografia attorno alla residenza estense e ai suoi servizi.
A strutture come le scuderie, le cavallerizze, i maneggi, luoghi dove la pratica equestre era esclusivo appannaggio della nobiltà, era demandato un valore marziale - si pensi alla magniloquenza di una tipologia figurativa come il ritratto equestre - legato all'antica feudalità guerriera della quale gli Este si erano sempre fregiati e che, con l'ambizioso Francesco I più che mai, doveva venire orgogliosamente ostentata. Ora, la rilettura di un disegno del 1687 per l'ampliamento delle Scuderie già edificate dalla duchessa Laura Martinozzi, unitamente a documenti che gettano nuova luce su questa fabbrica estense, conduce all'identificazione della struttura progettata da Bartolomeo Avanzini per Francesco I d'Este.
Per un’inedita lettura iconografica della Crocifissione di Francesco Bianchi Ferrari della Galleria Estense
Luca Silingardi
A documentazione del clima nella corte dei Pico, sul finire del Quattrocento, resta una straordinaria testimonianza d’arte, eloquente riguardo la temperie politica: la Crocefissione, opera dal carattere “cortigiano”, in una cultura che va da Ercole Roberti ad Andrea Mantenga, con suggestioni da Guido Mazzoni, eseguita dal modenese Francesco Bianchi Ferrari all’inizio dell’ultimo decennio del Quattrocento, già nella chiesa di San Francesco in Mirandola e dal 1818 nella Galleria Estense di Modena.
Una nuova analisi dell’opera, che conferma il riconoscimento della committenza da parte dei Pico già avanzato dalla storiografia, individuandone ulteriori rimandi simbolici permette di precisarne il riferimento ai colti coniugi Giovan Francesco II Pico e Giovanna Carafa, ritratti rispettivamente nel san Francesco e nella dama che sostiene la Vergine, traducendo così, nella sacra rappresentazione, i contrasti del travagliato passaggio dal potere feudale di carattere familiare alla forma del maggiorascato. A questo testo pittorico, già nel pantheon dei Pico, sarebbe dunque sotteso un messaggio di affermazione familiare che documenterebbe una fase cruciale del governo consortile di Mirandola, in una sanguinosa progressiva affermazione del diritto di primogenitura, che avverrà solo oltre la metà del Cinquecento, con Ludovico II e quindi con la reggenza della sua vedova Fulvia da Correggio.
La S.V. è invitata
il Presidente di Sezione
arch. Emilio Montessori