11/02/2015 11 febbraio 2015, ore 16.00
In collaborazione con la
SOCIETA' DANTE ALIGHIERI
Sezione di Modena
Roberta Cavazzuti
I canti XI e XII del Paradiso, che la stessa simmetria di struttura indica concepiti unitariamente, costituiscono nel poema il dittico della perfetta santità: il primo è in onore ed elogio di S. Francesco, il secondo in onore di San Domenico, i due campioni della Chiesa medievale e fondatori degli ordini mendicanti che da loro prendono il nome. All’elogio di Francesco segue poi(canto XI) la rampogna dell’ordine dei domenicani, che in gran parte ha tralignato; al panegirico di Domenico, con perfetto chiasmo, subentra(canto XII) il rimprovero dell’ordine francescano anch’esso largamente traviato. Il dittico, con il duplice elogio dei due santi, si genera come sempre in Dante dalla constatazione della generale decadenza della società tutta, della politica, della Chiesa, corrotta dal temporalismo mondano, e degli stessi ordini mendicanti che si sono allontanati dall’insegnamento dei loro esemplari fondatori. In tal modo la meditazione dantesca sulla santità nasce da una evidente radice polemica e costituisce anche parte importante della proposta che Dante avanza contro la corruzione diffusa dei suoi tempi .
Dei due santi qui esaltati non c’è dubbio che quello che maggiormente affascina Dante e che egli sente a sé più congeniale sia Francesco e più viva e intensa la sua rappresentazione. Perciò è sul poverello di Assisi che ci soffermeremo in questa nostra lettura.