Martedì 15 dicembre
ore 16.00
REGISTRAZIONE DELLA CONFERENZA
SEZIONE DI STORIA LETTERE E ARTI
Due inediti importanti disegni di Ludovico Carracci
e di Theodoor van Thulden
Luca Silingardi
Si presentano in questo intervento due importanti e inediti disegni della prima metà del Seicento rinvenuti da chi scrive in collezione privata. Il primo, a matita nera su carta, è da considerarsi lo studio preparatorio del Cristo servito dagli angeli, conservato presso la Gemäldegalerie dello Staatliche Museen di Berlino, del pittore emiliano Ludovico Carracci (1555-1619), citato nella casa bolognese del conte Pepoli da Carlo Cesare Malvasia, nella sua Felsina Pittrice. L’olio su tela, dal soggetto iconografico non molto frequente, era noto fino a tempi recenti solo attraverso la fedele incisione all’acquaforte del bolognese Antonio Giovanni Lorenzini (1665-1740) e grazie a una copia di bottega, proveniente dalla collezione Zambeccari e identica anche nelle dimensioni, della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Ritenuta dispersa da Heinrich Bodmer, nella sua monografia del 1939 su Ludovico Carracci, infatti, la tela originale – la cui datazione oscilla tra il 1608-1610, come suggerito dalla maggior parte della critica, e il 1605-1607, come indica invece Alessandro Brogi – riemerse sul mercato antiquario ginevrino, entrando a far parte di una collezione privata comasca. Lì, attorno al 1980, fu correttamente riconosciuta da Erich Schleier come quella già presso i conti Pepoli, per poi essere acquisita, nel novembre 1985, dalle raccolte di Stato tedesche, dove tuttora si trova. Il secondo disegno, invece, è da mettere in relazione con una importante serie di incisioni. Durante un soggiorno a Parigi, tra il 1632 e il 1633, il pittore e incisore fiammingo Theodoor van Thulden (1606-1669) fu talmente affascinato dalla pittura manierista degli artisti italiani del Cinquecento da realizzare una traduzione incisoria dalle Storie di Ulisse, dipinte da Primaticcio e dal suo collaboratore Nicolò dell’Abate nel castello di Fontainebleau, realizzando una celebre serie di 58 tavole all’acquaforte, edite per la prima volta nel 1633, che, in seguito alla distruzione degli affreschi della Galleria d’Ulisse a Fontainebleau, tra il 1738 e il 1739, assunse straordinaria importanza, costituendo una delle pochissime fonti documentarie a cui ricorrere – tuttora – per lo studio dei disegni, dell’iconografia e dello stile del Primaticcio in Francia e per riuscire a ricostruire l’immagine di quel luogo, pietra miliare del Manierismo europeo. Presso l’Albertina di Vienna è conservato un album che raccoglie – assieme ad altri – 55 dei 58 disegni realizzati da van Thulden per le citate 58 tavole incise nel 1633 che, pur con qualche voce fuori dal coro, la critica è oramai unanimemente concorde nell’assegnare a van Thulden. Mancano, infatti, tre dei 58 disegni che l’artista dovette approntare per la realizzazione delle tavole de Les travaux d’Ulysse del 1633: si tratta delle tavole 53, 55 e 56, rappresentanti rispettivamente Ulisse e Laerte, I corpi dei pretendenti vengono rimossi per essere sepolti e Il popolo di Itaca insorge contro Ulisse. Proprio quest’ultimo disegno, inedito, già appartenuto alla collezione dello storico dell’arte austriaco Alfred von Wurzbach Tannenberg (1845-1915), sarà presentato per la prima volta in questa occasione.
La chiesa di San Giorgio a Modena:
il cantiere seicentesco e gli Estensi
Graziella Martinelli Braglia
La chiesa di San Giorgio a Modena:
il cantiere seicentesco e gli Estensi
Graziella Martinelli Braglia
La chiesa di San Giorgio, dal 1651 santuario della Madonna Ausiliatrice del Popolo modenese, tra le più eleganti espressioni del barocco estense nella sua accezione di "classicismo scenografico", raduna gli apporti progettuali ed esecutivi di alcune fra le più importanti personalità artistiche attive per i duchi Francesco I e Francesco II: Gaspare Vigarani, Cristoforo Malagola detto Galaverna, Tommaso e Antonio Loraghi, Andrea e Tommaso Lazzoni e altre ancora. Sulla base dei documenti e del ritrovamento dei contratti relativi all’altare maggiore e alla facciata, il cantiere di San Giorgio assume il valore di nodo cruciale nella Modena estense, a cui gli Estensi dedicarono particolare attenzione per la prossimità dell’edificio al Palazzo Ducale. Soprattutto, andrà riconsiderata la diffusa convinzione che il suo progetto spetti in toto a Vigarani, e a Malagola la mera direzione dei lavori: emerge infatti che Vigarani apportò rettifiche al progetto di Malagola, peraltro salvaguardato nella sua “inventione”. Se il carattere “scenografico” di San Giorgio va ricondotto al Vigarani ingegnere di teatri e di apparati effimeri, a Malagola andrà riconosciuta la rielaborazione di modelli architettonici – come il santuario della Beata Vergine di Fiorano Modenese su progetto di Bartolomeo Avanzini, l’architetto di Francesco I - tramite un personale talento creativo.