Venerdì 25 Novembre 2022
ore 16.30
Sala dei Presidenti
REGISTRAZIONE DELLA CONFERENZA
Sezione di
Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali
Giambattista Venturi
e l’Accademia Scientifica di Gherardo Rangone
Franca Cattelani
Il primo scopo della relazione è quello di fornire cenni biografici su Giambattista Venturi (Bibbiano (RE), 1746; Reggio E., 1822), uno dei principali esponenti del vivace ambiente scientifico-culturale del Ducato Estense nel periodo da metà Settecento a metà Ottocento. Fu sacerdote (dal 1769) non tanto per vocazione, ma per potersi dedicare più liberamente ai propri studi. Formatosi a Reggio sotto la guida di Bonaventura Corti (1729 – 1813) e di Lazzaro Spallanzani (1729 -1799), insegnò dapprima nell’Università di quella città per passare, alla sua chiusura, all’Università di Modena. Fu docente di discipline matematiche, filosofiche e fisiche, in particolare di fisica sperimentale. Dal governo estense ebbe incarichi di ingegneria idraulica e per la zecca. In epoca napoleonica svolse attività diplomatica quale agente della Repubblica Cisalpina presso la Confederazione elvetica. È autore di diverse memorie scientifiche e di interessanti studi di storia delle scienze. Membro della Società Italiana delle Scienze, dell’Istituto Italiano e di altre accademie, come secondo scopo ci proponiamo di presentare Giambattista Venturi come uno dei soci più attivi dell’Accademia Scientifica fondata dal marchese Gherardo Rangone (1744 – 1815) nella sua stessa casa e che ebbe vita dal 1784 al 1791. Vi aderirono una dozzina di valenti studiosi estensi che, con cadenza quindicinale, si radunavano in casa del marchese per discutere di novità scientifiche. Vi furono presentate 52 memorie, 8 delle quali si devono al Venturi. Per volere del Duca Ercole III, nel 1792 l’Accademia Rangone venne assorbita dall’Accademia dei Dissonanti che poi divenne Ducale Accademia di Scienze e Belle Lettere, col conseguente rinnovamento delle attività da puramente letterarie a scientifico- letterarie.
Giovanni Battista Venturi e la figura dello scienziato
nel tardo Settecento
Fabio Ori
L’intervento è incentrato sulla figura scientifica del fisico reggiano Giovanni Battista Venturi (1746–1822); dopo aver fornito un breve ragguaglio sugli ambiti di studio che lo hanno interessato e sui risultati più importanti da lui ottenuti, principalmente in fisica sperimentale e in storia della scienza, l’intenzione è quella di ampliare la prospettiva di analisi e considerare Venturi come un “modello” dello scienziato alla fine del Settecento. Le scienze fisico-matematiche, dopo l’ambigua avventura dell’Illuminismo, conoscono una fase evolutiva particolarmente complessa, che appare ora di recessione, a causa delle insormontabili difficoltà incontrate nella spiegazione matematica della natura e all’emergere di nuove incertezze, e ora di sviluppo impensato, perché silenziosamente vengono posti i princìpi su cui si fonda la più moderna disciplina nell’Ottocento. Ritenendo di poter vedere in Venturi un interessante, quantunque – e forse proprio perché – “locale”, esempio di questa tendenza, l’analisi si sviluppa considerando tre polarità opposte, che possono aiutare ad inquadrare la complessa situazione del sapere scientifico alla fine Settecento:
- la necessità di una riconciliazione tra la teoria scientifica e l’applicazione pratica che permette di istituire una qualche identificazione tra i concetti elaborati dallo scienziato e la realtà in cui opera; nel contesto della fisica, in particolare, il dissidio che interessa Venturi è tra la formulazione matematica della meccanica e la complessità formidabile del moto (reale) dei fluidi;
- l’ambigua posizione dello scienziato, oscillante tra ricerca di autonomia economica e scientifica e riconoscimento presso le istituzioni culturali e politiche del tempo; sotto questo aspetto, la figura di Venturi è particolarmente emblematica a causa delle vicissitudini storiche che lo interessarono;
- - la tensione tra la sempre più indispensabile specializzazione e il tentativo di mantenere una prospettiva il più ampia possibile sull’intero spettro del sapere; con il finire del Settecento si assiste ad un progressivo abbandono dell’enciclopedismo e alla formazione invece di un eclettismo che, preservando le competenze specifiche dello scienziato, sembra tendere ad evitare una sua pericolosa alienazione dal contesto culturale in cui vive.
In conclusione, s’intende dare una prospettiva ancora più attuale a queste tematiche, osservando brevemente come si tratti di questioni ancora aperte per la (comunicazione della) scienza odierna e per il suo legame con la società. Oggi, anzi, proprio per l’esasperazione degli specialismi e l’inevitabile complicarsi delle linee di ricerca, la tensione che nel tardo Settecento era solo in nascere, diventa essenziale, inseparabile dal nostro modo di intendere il sapere. Diventa dunque fondamentale prenderne coscienza.