02 dicembre 2016 ore 16,00
Sezione di Storia, Lettere e Arti
Sala dei Presidenti
Alberto Menziani
Studioso di storia del Risorgimento
Benché non pochi dei suoi figli abbiano giocato un ruolo importante nella vicenda risorgimentale, il Ducato di Modena fu forse il più conservatore fra gli Stati italiani preunitari, in ragione dell’orientamento politico dei sovrani della Casa austro-estense, della presenza di un ceto intellettuale in buona parte orientato verso l’intransigentismo cattolico ed il legittimismo, e di una popolazione -specie nelle campagne- in larga misura devota ed affezionata alla famiglia regnante. Nominato alla fine del 1831 comandante in capo dell’Armata d’Italia, il Radetzky (1766-1858) ebbe frequentemente a che fare con lo Stato di Modena, dove si recò più volte. Non v’è dunque da meravigliarsi se nel 1848, crollato l’antico ordine di cose, anche nei territori già estensi gli elementi avversi al nuovo sistema guardassero come punto di riferimento al Maresciallo, che insieme al suo esercito continuava a difendere la causa del Trono e dell’Altare. Ciò emerge, tra l’altro, dai numerosi rapporti della Guardia Nazionale a carico di contadini acclamanti al Radetzky e dalla corrispondenza privata di legittimisti modenesi come Marc’Antonio Parenti. Vari sono poi gli episodi che attestano la popolarità del feldmaresciallo presso i ceti rurali del Ducato anche all’epoca della campagna del 1849. Nei difficili mesi seguiti al ristabilimento del governo estense il Radetzky si attirò peraltro pure qualche critica da parte dei benpensanti, per una certa noncuranza delle prerogative e della giurisdizione modenesi. Cessata l’emergenza bellica, la stampa del Ducato dedicò largo spazio al vincitore del conflitto, pubblicando fra l’altro ampi stralci delle Memorie della guerra d’Italia sotto il maresciallo Radetzky scritte da Giorgio de Pimodan suo aiutante, che uscirono a Modena nel 1851 anche in versione integrale e che incontrarono un buon successo di vendita. L’interesse dell’opinione pubblica per il Maresciallo fu pure alimentato dalle visite da questi compiute nella Capitale ducale nel corso degli anni Cinquanta, che ne accrebbero le simpatie anche presso il piccolo esercito modenese, le cui bande avevano in repertorio sin dall’estate del 1849 la celebre Radetzky marsch. Il Radetzky era del resto tenuto nella più alta considerazione da Francesco V, che lo insignì dell’Ordine dell’Aquila Estense e che certamente gradì il busto di marmo del feldmaresciallo donatogli da un privato ed ancor oggi conservato a Modena. La morte del generale, avvenuta il 5.1.1858, fu accolta con dolore dal Duca, il quale inviò a Milano una delegazione di ufficiali e soldati estensi che partecipò ai funerali del gran veterano. A Modena, invece, ad onorarne la memoria fu destinata la giornata del 22 gennaio, quando la guarnigione intervenne ad una solenne cerimonia funebre tenutasi nella chiesa della Cittadella e preceduta da una grande parata.
La S.V. è invitata
Il Presidente della Sezione
arch. Emilio Montessori