25 maggio 2016 ore 16,00
Conferenze di Luca Silingardi e Martinelli Braglia
Sezione di Storia, Lettere e ArtiSala dei Presidenti
La Madonna col Bambino di Jean Boulanger della Galleria Estense:
da perduta pala d’altare a inedito dipinto da stanza ritrovato
Luca Silingardi
L’apertura al pubblico dei depositi della Galleria Estense, straordinaria study collection allestita nel 2015 nel Palazzo Ducale di Sassuolo, ha offerto al relatore l’opportunità di riconoscere in una Madonna col Bambino, ivi conservata con un’ipotetica attribuzione al modenese Francesco Stringa (1635-1709), l’opera di uno dei più illustri allievi di Guido Reni, il francese Jean Boulanger (1608-1660), dal 1638 pittore del duca Francesco I d’Este e protagonista della decorazione della reggia sassolese. Poiché, al momento del riconoscimento, ossidazioni, danni del tempo e ridipinture ne offuscavano l’aulica bellezza, un provvidenziale restauro, promosso dal Rotary Club Sassuolo, ha permesso di rivelare la selezione cromatica propria di Boulanger e il suo tipico tratto d’elegante scioltezza, confermando così l’iniziale ipotesi attributiva del relatore e permettendo di meglio suffragarla attraverso riscontri stilistici stringenti con saggi certi dell'artista già restaurati, suggerendo una datazione tra il 1650 e il 1660. Come già pareva indicare anche il dettato compositivo, la presenza di pittura nei lembi ripiegati della tela ha poi permesso di accertare la natura frammentaria dell’opera. Si tratterebbe, infatti, della gloria celeste di una più grande pala che indagini archivistiche suggeriscono di riconoscere in quella che si ergeva nella cappella della famiglia Pasquini, alias Sandonati, nella chiesa delle monache di San Marco a Modena, opera da circa due secoli ritenuta dispersa, raffigurante nella parte inferiore sant’Ermenegildo stante e san Casimiro, re di Polonia, genuflesso. Dopo la soppressione del convento, nel 1785, e la seguente dispersione degli arredi, la pala è citata presso l’Accademia di Belle Arti in un inventario del 1802, per poi riemergere già ridotta al formato “da stanza” attuale, nel primo catalogo della Galleria Estense, del 1854, con una vaga attribuzione alla scuola modenese del XVII secolo, successivamente mutata a favore del bolognese Flaminio Torri (1621-1661) poi di Stringa, fino al recente e importante riconoscimento.
Il Teatro di Francesco II d'Este
nel Palazzo Ducale di Modena (1686)
Graziella Martinelli Braglia
Il 13 marzo 1686, in occasione dei festeggiamenti per il compleanno di Francesco II d'Este, si inaugurava con il dramma in musica L'Eritrea un piccolo teatro di corte, costruito a est del Torrione orientale del Palazzo Ducale. La vicenda edilizia di questa perduta struttura è attestata da un'ampia documentazione, che restituisce nomi di importanti artefici, diretti dal pittore di corte Francesco Stringa, Sovrintendente alle fabbriche ducali: accanto ad artisti modenesi e reggiani come Sigismondo Caula, Flaminio Veratti, Agostino Stringa, Jacopino Consetti, Tommaso Costa, e al fiammingo Pietro Senau, intervengono "macchinisti", decoratori e scenografi fra i più importanti della vicina Bologna, segnalati a Stringa dall'amico Gian Giacomo Monti: vi spiccano Francesco Bibiena, Tommaso Aldrovandini e Marc'Antonio Chiarini. Ma soprattutto ne esce delineata l'organizzazione di un piccolo ma alacre cantiere estense, e al tempo stesso riemerge l'inedita facies, strutturale e decorativa, del teatrino stesso. E il torneo che si tenne a corollario di quei festeggiamenti, intitolato Sfida al Campo della Maga Circe, documenta il prestigioso ruolo nella cultura di corte dell'Accademia dei Dissonanti, odierna Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti.
La S.V. è invitata
Il Presidente della Sezione
arch. Emilio Montessori