27 settembre 2016 ore 16,00
Sezione di Storia, Lettere e Arti
Sala dei Presidenti
prof. ing. Giorgio Serafini - Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
Dopo ogni sisma particolarmente distruttivo, tende a passare il messaggio che in Italia non esista una efficace prevenzione sismica e, in particolare, che non esista una politica per la mitigazione del rischio sismico degli edifici esistenti. In effetti, è vero che la normativa non impone il consolidamento delle strutture esistenti in modo da conferire loro una resistenza sufficiente ai terremoti. Però, un opportuno intreccio di prescrizioni normative è stato concepito in modo che ad ogni intervento di modifica dell’esistente si debba accompagnare un certo miglioramento dell’affidabilità sismica dell’edificio, e tanto più radicale è il tipo di intervento previsto, tanto più elevato dovrà essere il livello di affidabilità sismica raggiunto alla fine dei lavori. Nei centri abitati, l’obiettivo di garantire, a chi vi abita in una casa, un valore soddisfacente della “sicurezza dell’edificio” si accompagna all’esigenza di garantire un opportuno livello di sicurezza a tutti i cittadini che vivono in quel territorio, la cui incolumità dipende anche dalla sicurezza degli edifici in cui lavorano, si riuniscono o, semplicemente, in prossimità dei quali transitano. In questo modo viene chiamato in causa un concetto più ampio di “sicurezza territoriale”.
Nella visione del legislatore, quindi, è l’insieme costante delle attività spontanee di trasformazione del costruito che porta automaticamente ad un miglioramento progressivo e continuo della sicurezza territoriale, procedendo alla demolizione di edifici vetusti non adeguati, alla costruzione di nuovi edifici rispondenti alle norme sismiche, all’adeguamento alle norme sismiche di edifici esistenti su cui vengano previsti interventi importanti di trasformazione tipologica e/o strutturale e, infine, al miglioramento del comportamento sismico di edifici esistenti su cui vengano previsti interventi modesti di trasformazione.
A questo meccanismo virtuoso sfuggono, però, alcune tipologie di edifici; in particolare si ricordano gli edifici monumentali e le costruzioni in muratura di pietrame disordinato o in ciottolo. Si vengono a configurare, così, delle aree in cui l’elevata vulnerabilità degli edifici esistenti non trae giovamento dagli interventi che si susseguono nel tempo, favorendo l’innescarsi di danneggiamenti gravissimi in caso di sismi anche di modesta magnitudo.
La S.V. è invitata
Il Presidente della Sezione
arch. Emilio Montessori