Mercoledì 9 Novembre 2022
ore 16.30
Sala dei Presidenti
REGISTRAZIONE DELLA CONFERENZA
Sezione di Storia, Lettere e Arti
prof.ssa Lidia Righi Guerzoni
Il 10 febbraio 1759 si celebra a Milano il matrimonio per procura della principessa ventisettenne Fortunata Maria, figlia del duca Francesco III d’Este, con Luigi Giuseppe conte di La Marche figlio del principe di Conti, esponente dell’alta aristocrazia nel regno di Francia durante l’ancien régime. Le complesse trattative nuziali, svolte per oltre un triennio, comportano da parte del duca di Modena, all’epoca governatore della Lombardia austriaca, l’ingente dote di un milione di livres, tuttavia promuovono Fortunata Maria contessa di La Marche al rango di “principessa del sangue” che l’assimila alla famiglia reale, riservato esclusivamente ai clan dei principi di Conti, di Condé e del duca d’Orléans. Grazie al ricco carteggio diplomatico degli ambasciatori estensi a Parigi conservato presso l’Archivio di Stato di Modena è possibile ripercorrerne puntualmente gli eventi personali e al tempo stesso cogliere lo sfarzo della reggia di Luigi XV e Luigi XVI. La contessa di La Marche, principessa di Conti alla morte del suocero, ha infatti l’onore di essere ricevuta a corte, di partecipare alle cerimonie solenni, alle splendide feste di Versailles, dove tra l’altro può usufruire di un proprio appartamento. Soggiorna talvolta nelle reali villeggiature di Fontainebleau, Compiègne, Marly ed è spesso ospite dell’élite nobiliare nei grandiosi castelli immersi nel verde, tra cui quello di Rambouillet del duca di Penthièvre. Ma la sua scarsa avvenenza, causata dal naso prominente di eredità paterna, ne ha provocato l’immediata ripulsa da parte del marito, peraltro assiduo frequentatore di taverne e bordelli e costretto dal padre al legame matrimoniale che detesta. Nelle sue prime sue lettere firmate Fortunée d’Est inviate al padre e alla zia Benedetta, per non allarmarli si dice contenta del comportamento e della gentilezza dello sposo. Pochi mesi dopo però appare triste e scoraggiata, non lo nomina quasi più, sebbene coltivi l’intima speranza di miglioramento nei loro rapporti. La situazione va in seguito peggiorando fino a infrangersi con la separazione decretata dal marito stesso nel 1775 mediante l’allontanamento dal palazzo di famiglia. Tra le poche sue consolazioni si connota il generoso assiduo aiuto da parte del cognato duca di Penthièvre vedovo della sorella Maria Teresa Felicita d’Este nonché delle due nipoti, la duchessa di Chartres madre del futuro Luigi Filippo d’Orlèans e la principessa di Lamballe. Nonostante tutto ciò, Fortunata Maria continua a mantenere sempre e ovunque un comportamento gentile, decoroso e riservato anche nell’ambito dell’alta società gaudente e corrotta. Riceve gli omaggi di illustri personaggi in visita a Parigi e, su desiderio del padre aperto alle istanze illuministiche della Lombardia austriaca, accoglie accademici e intellettuali tra cui padre Carlo Brisi, Pietro Verri e Cesare Beccaria in contatto a Parigi con l’Accademia Reale di Scienze. Allo scoppio della rivoluzione si rifugia a Chambery nella Savoia, poi sotto l’incalzare delle truppe napoleoniche a Friburgo, in Baviera, a Presburgo e infine a Venezia presso il convento delle salesiane della Visitazione, dove muore nel settembre 1803.