01/03/2014 1 marzo 2014, ore 16.00
Il "Theatro dell'Udito", felicissima espressione cui Orazio Vecchi (1550 - 1605) ricorre nella dedica delle Canzonette a 3 voci (Venezia 1597) per indicare come " ...se bene così fatti scherzi (che di penna soglio chiamare) non apportino come i componimenti gravi gran fatica di mente, possono non dimeno rappresentare grand'ossequio di core ...lasciando andare che così fatto stile come qual si voglia altro più umile,* a tempo et commodo recitato , ha stimato e riguardevol loco nel theatro dell'udito. "
Al Vecchi, modenese, fa eco Adriano Banchieri (1568 - 1634), bolognese, quando nella sua opera ,La saviezza giovanile (Venezia 1628), afferma: "Cosa è lo stile scenico rappresentativo?........, osserva, gentile lettore, e troverai l'antico stile accoppiato al moderno; ...... il disegno è drammatico, è una mescolanza di grave e gaio; sii contento dell'uno, gustati l'altro; .......e canta allegramente e vivi felice."
Facendo tesoro di queste indicazioni, con il titolo “Mascherate Gustose e Piacevoli Humori per un THEATRO DELL’UDITO” verranno proposti brani in massima parte ispirati al Carnevale, e che appartengono a una tradizione musicale popolare e profana fiorita nelle terre comprese fra Modena e Bologna nel XVI Secolo. Più in particolare, si tratta di un "collage" di brani presi dalle raccolte più rappresentative di Filippo Azzaiolo (Villotte del Fiore), e soprattutto di Orazio Vecchi e Adriano Banchieri (Canzonette, Canzoni a Ballo, Capricci, Mascherate, Serenate, Vinate); e tutto questo verrà spesso introdotto con citazioni e testi recitati di un terzo personaggio dell'epoca, il poeta-cantastorie Giulio Cesare Croce, amico e collaboratore del Vecchi, autore di quel "Bertoldo e Bertoldino" il cui spirito Adriano Banchieri tenterà poco più tardi di far rivivere sotto lo speudonimo di Camillo Scaligeri della Fratta, col seguito de "La Novella di Cacasenno", e soprattutto acuto e sensibile interprete di quegli "Humori di piazza e di contrade", che tanto caratterizzano anche la produzione popolaresca, poetica e musicale, dei nostri Autori.
Da tutto ciò, emerge uno spaccato della vita musicale dell'Emilia del XVI secolo, e più in particolare, delle terre comprese fra Bologna e Modena, che il Coro interpreta con intermezzi mimici e con una vocalità e uno spirito volutamente popolari, al di fuori di ogni impostazione accademica, con il fine costante di creare e mantenere per tutta la durata dello spettacolo una sorta di gioiosa atmosfera da "cantare allegramente", come nelle intenzioni del Banchieri, e da gustare "più con la mente che con gli occhi" come indicato dal Vecchi.
* Come, per esempio, il canto popolare, di cui sia il Vecchi che il Banchieri offrono splendide interpretazioni artistiche in molti brani inediti del programma che viene qui proposto (vedansi: la "Mascherata di Villanelle" che il Banchieri stesso, sotto lo pseudonimo Camillo Scaligeri della Fratta fa cantare alla Menghina, moglie di Bertoldino nel suo "La novella di Cacasenno"; "Margarita dai Corai", ancora nota, almeno nel testo, nella bassa modenese, "Tiridola non dormire", spiritosa serenata popolare, "Cicirlanda", canzone d'osteria su testo iterativo tipo filastrocca per bambini, del Vecchi.).