27/09/2013 27 settembre 2013, ore 16
Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
Sezione di Storia Lettere e Arti
Modena per Gabriele d'Annunzio
nel 150° anniversario della nascita 1863-2013
L’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Modena dedica nell’anniversario della nascita del poeta un ciclo di conferenze, rivolte ad illustrare alcuni degli aspetti più significativi e caratterizzanti della sua opera in rapporto alla cultura e all’arte del suo tempo.
Il poeta delle “Laudi”, Il romanziere del “Piacere”, il drammaturgo della “Figlia di Iorio”, l’audace volatore della Grande Guerra, il focoso amante, sono i volti più conosciuti del personaggio, protagonista acclamato e discusso delle cronache letterarie, mondane, belliche e politiche italiane ed europee per oltre quarant’anni fra Ottocento e Novecento.
Ha vissuto la letteratura come la realtà e la realtà come un romanzo d’avventura, ispirandosi sempre a modelli eccelsi; forte di una concezione sontuosa di sé, dei propri mezzi eccezionali e di intuizioni folgoranti, è stato anche uomo politico di successo.
Assume come modelli comportamentali i prìncipi del cinquecento italiano, con una prodigalità esagerata che gli causa ricorrenti disagi economici ed infine si ritira nello splendido isolamento del Vittoriale, vivendo gli ultimi bagliori della propria decadenza anche fisica in una sorta di esilio dorato e nel ricordo della breve gloria della conquista della città istriana.
Partecipa in pieno ai rivolgimenti artistici del primo Novecento come protagonista immaginifico delle correnti più avanzate, talvolta anche in contrasto con esse, dal simbolismo, al divisionismo, al futurismo, al decadentismo.
Le sessioni di studio in programma percorrono la sua sterminata e raffinata produzione poetica e letteraria e il suo culto dello spettacolo espresso dalla passione per il teatro; citano i ricorrenti riferimenti al mondo classico come costante modello d’ispirazione; danno prova della vocazione politica manifestata con l’impresa di Fiume e commentano criticamente la sua capacità di coinvolgere artisti di differente orientamento espressivo nell’illustrazione figurativa delle sue opere.
La Grande Guerra ha rappresentato per il poeta un’occasione per riproporsi come combattente valoroso, protagonista di imprese epiche precedute da violenti discorsi interventistici pronunciati con grande eloquenza.
Le azioni belliche di cui è stato ideatore e protagonista, condotte coraggiosamente con sprezzo del pericolo ebbero risonanza internazionale.
il Presidente della Sezione
Emilio Montessori
1- Gabriele d’Annunzio poeta e drammaturgo
Prof. Giorgio Zanetti dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia:
Dipartimento di Educazione e Scienze Umane
mercoledì 18 settembre ore 16
Un anniversario – e nel 2013 ricorre il 150° dalla nascita di Gabriele d’Annunzio – può certo costituire l’occasione per ripensare criticamente, ma anche più serenamente che in passato, alla luce di nuove ricerche e grazie alla accresciuta distanza temporale, una figura tanto controversa quanto ricca e versatile come quella del poeta pescarese. L’ intervento si propone quindi di offrire una sintesi al tempo stesso del poliedrico personaggio e della sua multiforme attività di scrittore e di intellettuale. E naturalmente per introdurre alla conoscenza di d’Annunzio non si può che partire dalla sua vita, “una vita di poeta”, a cui, come ebbe a scrivergli Paul Valéry, “ non mancano né l’eroismo, né il genio, né l’arte, né la voluttà, né l’azione, né l’invenzione dei giardini, né la tenerezza per gli amici”. Invero, nel suo spericolato gioco di maschere e di specchi fra arte e vita d’Annunzio ha costruito la sua stessa avventura di poeta alla stregua di una grande favola divistica, di una vera leggenda con il suo potere di seduzione mimetica. E non stupisce che egli muovesse alla ricerca, di là dall’élite borghese dei lettori colti, di una forma di contatto con il popolo, con la precoce consapevolezza delle trasformazioni di ordine estetico e antropologico prodotte dall’avvento di una società e di una cultura di massa. Di qui l’unità e la coerenza profonde di un’esperienza in cui il sortilegio musicale della parola lirica può convivere con l’ardua scommessa di un teatro nuovo fondato sul rito, unendo Dante con Shakespeare nel progetto, comune al poeta e al drammaturgo, di riportare la modernità in circuito con le origini per approdare infine a una “nuova mitologia”.
Giorgio Zanetti
2- Gabriele d’Annunzio: “La lussuria della parola”
lettura di brani d’opera: romanzi, poesie, testi teatrali, sceneggiature cinematografiche, saggi a cura del gruppo teatrale “Lo spazio” di Modena, diretto da Valentino Borgatti
sabato 21 settembre ore 16
Eugenio Montale definiva Gabriele d’Annunzio come una “ineludibile presenza”.
Il gruppo teatrale intende offrire agli ascoltatori la possibilità di assumere una personale critica posizione nei confronti della definizione sopracitata; (e anche di tante altre che verranno presentate anticipatamente alla lettura). Dal punto di vista della comunicazione attoriale il gruppo teatrale ha scelto di farne emergere il dato fonico; (Francesco Flora parlava di “massimo di vibrazione fonica”).
Il gruppo vuole sottolineare le caratteristiche di un linguaggio, sicuramente datato, ma che specialmente nei testi teatrali si presenta con una nuova e propria costruzione.
Testi:
INITIUM da PRIMO VERE 1880
IN VANO da POEMA PARADISIACO 1893
I POETI da POEMA PARADISIACO 1893
IL PIACERE 1889
LANS VITAE da MAIA 1903
L’INNOCENTE 1892
LA PIOGGIA NEL PINETO da ALCYONE 1903
LA SERA FIESOLANA 1903
FRANCESCA DA RIMINI 1902
LE QUATTRO ASSI da NOTTURNO 1921
A BARBARA LEONI 1890
LA CROCIATA DEGLI INNOCENTI 1920
LA FIGLIA DI JORIO 1904
NON SCRIVO da NOTTURNO 1921
ORA CHE SO dal LIBERO SEGRETO 1935
PIU’ ATTENDO dal LIBRO SEGRETO 1935
CERTO IO dal LIBRO SEGRETO 1935
Valentino Borgatti
3- Gabriele d’Annunzio: «Non nisi grandia canto»: i motti latini del Vittoriale di d’Annunzio
commentati dalla Prof.ssa Patrizia Paradisi del Liceo Classico L. A. Muratori di Modena
martedì 24 settembre ore 16
D’Annunzio e il latino: un binomio tanto pervasivo nell’opera in versi e in prosa del Vate, quanto evidente a chiare lettere per chiunque si inoltri nel Vittoriale, il monumento che il Comandante, reduce dall’impresa di Fiume, eresse sulle rive del Garda a testimonianza del suo vivere inimitabile.
E tuttavia questo rapporto così stretto e profondo con la lingua di Roma da parte del più moderno e innovativo fra i poeti italiani a cavallo dei due secoli merita di essere approfondito più di quanto sia stato fatto finora nelle sue innumerevoli sfaccettature.
In questa occasione, dopo un breve inquadramento della questione, si prenderanno in esame alcuni dei motti latini presenti al Vittoriale (e non solo), per cercare di decifrarne il significato criptico (anche in relazione alla loro collocazione), e rintracciarne le eventuali allusioni e i riferimenti più o meno abilmente dissimulati agli autori classici, o la provenienza dai libri di imprese cinque-seicenteschi (se ne può indicare un altro, dopo quello segnalato da Scevola Mariotti come fonte del celeberrimo «Io ho quel che ho donato»).
Patrizia Paradisi
4- Gabriele d’Annunzio politico: la “Carta del Carnaro”
Dott. Alessandro Agrì dottorando in Storia del Diritto Medievale e Moderno
Università Bicocca Milano
giovedì 26 settembre ore 16
I sedici mesi di governo dannunziano a Fiume sono stati oggetto di animati dibattiti a partire dal “Natale di sangue” sino ai giorni nostri.
Il fiumanesimo è stato talvolta giudicato quale mero antefatto del fascismo (così come d’Annunzio è stato etichettato il “Giovanni Battista del fascismo”), tuttavia non si può dimenticare che nell’immediato dopoguerra alcuni movimenti sindacalisti si sono ad esso ispirati per trasferire in Italia gli ideali del fiumanesimo.
L’impresa di Fiume, sorta con l’obiettivo caldeggiato dai nazionalisti italiani di annettere l’antica Tarsatica alla madrepatria, si trasforma progressivamente in un laboratorio rivoluzionario in cui artisti, politici, soldati e avventurieri creano una “contro-società delle Nazioni”, che mira a federare in una Lega tutti i popoli oppressi dalla prepotenza accentratrice dei rispettivi Governi.
Da “causa del suolo”, legata a motivi di rivendicazione territoriali, Fiume diventa anche “causa universale dell’anima”: ha inizio una rivoluzione esistenziale che per certi aspetti anticipa i moti sessantottini.
Oltre agli aspetti più stravaganti e “sopra le righe”, d’Annunzio, mosso dallo spirito egalitario e solidale, giunge ad annullare i gradi nell’esercito, ed a esaltare l’autonomismo dei Comuni e l’autogestione delle Corporazioni, rievocando il “bel Medioevo” italiano.
La città di Fiume, nell’impossibilità immediata di annessione all’Italia, viene trasformata in “Reggenza italiana del Carnaro”, riceve e custodisce un avveniristico documento giuridico, la “Carta del Carnaro”, che, nel segno del federalismo, regola la vita dei cittadini, istituisce i tribunali, il governo e gli organi legislativi, accoglie la dottrina del sindacalismo rivoluzionario ed assicura pari diritti civili e politici alle donne, uguaglianza sostanziale, laicità, democrazia diretta, diritto al lavoro e rispetto delle “diversità” etniche e culturali.
A novantatré anni dalla sua redazione e nonostante sia rimasta in vitro, i temi audacemente affrontati dalla Carta sono al centro del dibattito socio-politico del ventunesimo secolo ed ancora fatalmente moderni.
Alessandro Agrì
5- Gabriele d’Annunzio “illustrato” da De Carolis a Bonzagni tra Classicismo, Liberty, Espressionismo
Prof. Agostino De Pretis e Prof.ssa Caterina Monari Liceo Classico San Carlo di Modena
venerdì 27 settembre ore 16
Il periodo corrispondente ai primi due decenni del Novecento ospita non solo una fucina straordinaria di elaborazioni d’avanguardia in campo artistico ma è anche prolungamento, attraverso esiti ulteriori, dell’eclettismo e della cultura Liberty tardottocenteschi.
D’Annunzio avverte in ambito italiano la resistenza al “nuovo” introdotto da un futurismo dilagante e iconoclastisco nei riguardi dei valori del passato. Egli personifica al meglio, sino a diventarne l’emblema, tale clima conservatore, incarnando nondimeno il bisogno diffuso di una sensualità appagante e morbosa, già percepibile in area europea a livello del simbolismo fin-de-siecle.
Il “Vate” è consapevole, inoltre, che per radicarsi più efficacemente nel pubblico deve ricorrere a uno stuolo di artisti di supporto, un vero entourage o scuderia di pittori, incisori, musicisti, disponibili a tradurre o meglio traslitterare nelle altre forme espressive la scrittura dannunziana.
Al ricco vivaio di artisti al suo servizio - si aggiunge poi - ma ciò non sminuisce la rilevanza del personaggio, anzi ne è quasi il contraltare necessario e complementare – la presenza di un’ala di “illustratori” dissidenti o meglio intenti a denigrarlo nei toni irriverenti o sarcastici della satira.
Se tra i primi, filodannuziani, spicca come il più impegnato Adolfo De Carolis, la cui attività al servizio dello scrittore si spalma quasi per intero nell’arco del primo ventennio del secolo (iniziando con la Francesca da Rimini, del 1902, e concludendosi con i francobolli per Fiume italiana, del 1920), tra i secondi il più intrigantemente corrosivo e artisticamente aggiornato, nei modi espressionistici, è senz’altro Aroldo Bonzagni, la cui breve parabola si concluderà nel 1918.
Agostino De Pretis e Caterina Monari