17/12/2014 - Paralleli noti ed inesplorati tra le storie bibliche e la storiografia romana del primo impero: il caso Gezabele

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17/12/2014 - Paralleli noti ed inesplorati tra le storie bibliche e la storiografia romana del primo impero: il caso Gezabele

17/12/2014 17 dicembre 2014, ore 16.00

in collaborazione con

Società Dante Alighieri - Comitato di Modena
 
Sala dei Presidenti
 
prof. Paolo Garuti O.P.
Ordinario di Esegesi del Nuovo Testamento presso la Pontificia Università.Tommaso di Roma e docente di Nuovo Testamento e Retorica antica presso l’Ecole Biblique di Gerusalemme

Raccontando la storia di due mogli dell’imperatore Claudio, Valeria Messalina e Agrippina Minore, Tacito (in contrasto con altri autori: Suetonio in particolare) le vuole entrambe colpevoli d’aver accusato ingiustamente un possidente romano per acquistarne i giardini. Le vigne e i giardini di Lucullo, sottratti a Valerio Asiatico, sarebbero stati teatro delle “nozze” di Valeria Messalina con Gaio Silio, durante una festa dionisiaca nel 48 d.C., e della sua morte (Tacito, Annales,  XI). Anche Agrippina (ibid., XII) causò il suicidio di Statilio Tauro) per appropriarsi dei suoi giardini. Un plesso narrativo che, come spesso annotano i commentatori, richiama in più punti la storia biblica di Gezabele e della vigna di Nabot (1 Re 21). A questo percorse se ne intreccia un altro, a suo tempo studiato da C. Grottanelli, che pare connettere la regina Gezabele con Tanaquilla,  protagonista della successione di Servio Tullio a Tarquinio Prisco. Infine, anche Atto Navio, l’augure etrusco che Dionigi d’Alicarnasso (Antiquitates Romanae 3) dice sia misteriosamente scomparso e della cui morte fu incolpato il re Tarquinio, è figura legata alla vigna e, come la figure evocate, ai cambiamenti di dinastia. Se le donne siano ipostasi della dea Fortuna, come supponeva Grottanelli almeno per Tanaquilla e Gezabele, o se l’elemento dionisiaco abbia finito con l’entrare in questi racconti del cambiamento, sarà l’oggetto della nostra ricerca.

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