08 giugno 2016 ore 16,00
SEZIONE DI STORIA LETTERE E ARTI
Conferenza di
Francesco Gherardi
Pietro Schedoni (Sassuolo 1759 – Modena 1835), membro del-
la Reale Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Modena, fu
una figura tipica di letterato vissuto fra due secoli “l'un contro l'altro armato”, secondo l'efficace formula manzoniana.
Allievo del conte Agostino Paradisi e ammiratore fervente del Muratori, vide scomparire quel vecchio mondo insieme alle istituzioni che le riforme del Settecento modenese intendevano correggere. Attraversò il periodo rivoluzionario e napoleonico, dedicandosi agli studi di morale, convinto che “mentre con le lingue e le penne, con la seduzione e col terrore, con sudori estremi, con impeti inauditi, con profusione immensa di oro e
di sangue si ardeva da una parte per difendere le Monarchie, e dall'altra per confonderle tutte in Repubbliche” dovesse esi-
stere un ordine morale che “abbia ad essere comune a tutte le nazioni in qualunque modo elle sieno governate”. Plaudì alla restaurazione ed alla Santa Alleanza, vista come un fattore di
pace e di equilibrio europeo dopo un ventennio di guerre e fu annoverato nel 1827 fra i censori per i libri da introdursi negli Stati Estensi. Pubblicò molto, scrivendo, tra l'altro, un Elogio
del conte Agostino Paradisi (1789), un Elogio di Lodovico Antonio Muratori (1818), un Saggio intorno ai giuochi (1789)
e varie opere di apologetica, di critica letteraria e teatrale.
La sua opera principale fu il ponderoso saggio “Delle influenze morali” (1810), che conobbe due ulteriori edizioni (1816 e
1824), prima di essere ristampato per l'ultima volta col titolo
di “Codice di pubblica e pratica morale” (1829).
Lo Schedoni intendeva fondare con le Influenze morali una
nuova scienza: essa avrebbe dovuto fornire ai governanti un repertorio di quelle che oggi si definiscono, con un anglicismo, le “policies” e “best practicies”. Egli raccoglieva a tal fine sva-
riate proposte di politiche pubbliche da adottarsi in campo so-
ciale, giudiziario, educativo e culturale, assieme al repertorio delle migliori azioni concrete già poste in essere dai Governi europei in quegli ambiti, convinto che“il Sovrano o il Ministro che ben imita, non è meno utile di chi inventa”. In tal senso, la sua opera si può inserire nell'alveo dello sviluppo delle scienze sociali agli albori del XIX secolo.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1835, la prosa arcaicizzante e la decisa adesione alla politica di Francesco IV fecero cadere nell'oblio la figura e gli scritti di Pietro Schedoni, al quale non facevano difetto né l'ampiezza dell'erudizione né l'apprezzamento da parte dei dotti del suo tempo, che gli riconobbero generalmente la vasta cultura, rimproverandogli semmai l'eccessiva puntigliosità e l'ampollosità dello stile.
La S.V. è invitata
arch. Emilio Montessori