29 maggio 2015 ore 16.30
CICLO di conferenze - SCIENZA E GUERRA NEGLI ANNI 1915-1918"
Sezione di Scienze Fisiche, Matematiche e NaturaliAccademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena
C.so Vittorio Emanuele II,n° 59
41121 Modena
Sala dei Presidenti
CICLO di conferenze
SCIENZA E GUERRA NEGLI ANNI 1915-1918"
Progressi della medicina e della chirurgia durante la Prima Guerra Mondiale
Col. GIUSEPPE MASIA
Medical Advisor
Accademia Militare di Modena
La Grande Guerra, nelle cui fiamme il Paese gettò tutte le sue migliori risorse umane, si caratterizzò come un conflitto estremamente cruento. La guerra di trincea, i combattimenti in alta montagna, l’impari lotta non solo contro il nemico, ma anche contro la natura e la fame, la comparsa di nuovi strumenti di offesa, tra i quali dominò sovrana l’artiglieria, furono un’esperienza spaventosa e terribile, che causò perdite immense. L’irrompere sulla scena bellica dei gas velenosi, ed il loro utilizzo per la prima volta su larga scala, nonché l’esordio della guerra aerea, si imposero altresì come novità assolute sui campi di battaglia. L’organizzazione sanitaria militare, figlia delle esperienze maturate nelle guerre risorgimentali, andò ben presto in crisi. Ma, partendo da lacune, incertezze, vistose deficienze di personale, materiali e mezzi, attuando considerevoli sforzi organizzativi seppe pervenire ad assetti strutturali e funzionali che rappresentano la base della moderna concezione della sanità campale. Il dover fronteggiare nuove tipologie di lesione indotte dal drastico miglioramento dei mezzi di distruzione di massa (risultarono fortemente predominanti le ferite da arma da fuoco rispetto alle ferite da arma da taglio) diede un notevole impulso alla ricerca medica, di cui si trovò a beneficiare l’intera popolazione. Emersero innanzitutto nuovi elementi concettuali, quali quello di “specializzazione” e quello di “rieducazione” funzionale, che permeano la modernità medica. La radiologia (attuata anche in zone estremamente prossime alla linea di combattimento) si impose come prassi corrente nella fase diagnostica, contribuendo all’evolversi delle tecniche chirurgiche, che in numerosi casi si concretizzarono nell’effettuazione di interventi che potremmo definire oggi di natura “plastica”. La sinergia tra queste ultime, i progressi anestesiologici e l’attività di nuove strutture appositamente concepite per la “rieducazione” funzionale riuscirono a consentire, in molti casi, un pieno reinserimento nella vita sociale di feriti e mutilati. Le strategie di prevenzione delle malattie infettive, essenziali per il contenimento della morbosità nella collettività militare, si andarono perfezionando ed affinando. La pratica su scala vastissima della siero-profilassi antitetanica (tutti i feriti indistintamente la subivano) portò a risultati di grande significato, con un drastico calo di morbosità e mortalità per tetano. Patologie di nuova comparsa si ebbero anche sul versante psichiatrico, con lo shock da bombardamento e la nevrosi di guerra, oggi correttamente inquadrate nell’ambito del DPTS (disturbo post-traumatico da stress), allora non di rado tragicamente mal interpretate come ammutinamento o diserzione. Appare senz’altro una magra consolazione, ma la Grande Guerra, con il suo immenso carico di sofferenze, rappresentò anche un momento d’impulso all’evolversi delle conoscenze mediche, soprattutto nei settori della medicina d’urgenza e riabilitativa.
La S.V. è invitata
Il Presidente della Sezione
Prof. Marco Sola